Non c’è posto in cui vai dove ti portano un pane uguale a quello di casa tua. “Noi siamo in Toscana e il nostro pane è senza sale”, quante volte diciamo o sentiamo questa frase? Quante persone si definiscono con il pane che mangiano? Quelli che, come Dante, hanno conosciuto quanto sa di sale lo pane altrui, e hanno visto un po’ il mondo sanno che è la varietà la sua caratteristica principale. Quello che però mi colpisce è che persone e popoli in luoghi diversi del mondo hanno fatto del pane – di frumento o di mais o di qualche altro cereale o tubero – l’alimento base della propria dieta e il centro della convivialità e dello stare insieme. Il pane è ovunque qualcosa che si con-divide, che si spezza insieme, che si mette al centro della tavola, senza il quale un pasto non è un pasto. Può essere piatto o gonfio, cotto al forno, su una piastra o a vapore, decorato o non, ripieno o semplice, ma comunque viene considerato un dono di cui essere grati, un bene prezioso.
Il pane ha anche per me questo significato. Per questo non mi interessa fare un pane per gli occhi, un pane da guardare, un pane di moda. Vorrei fare un pane buono che porti piacere a chi lo riceve.
Quando faccio il pane sento di fare qualcosa di utile, penso alle persone con cui condividerlo e che voglio far stare bene. Penso al lavoro che è stato necessario per arrivare al pane: dalla terra, alla raccolta, alla conservazione del grano, alla molitura, per non parlare dell’acqua, elemento indispensabile che oggi diamo troppo per scontato. Penso che sono l’ultimo anello di una catena e allo stesso tempo penso che tutto con me ricomincia. Mescolo gli ingredienti e do loro un’altra forma e un altro valore. Solo se conosco il modo di metterli insieme e conosco il fuoco, che alla fine opera la trasformazione in pane, sarò capace di raggiungere il mio scopo, cioè portare qualcosa di buono agli altri.
Fare il pane non è solo capacità tecnica per me, ha un valore relazionale. Fare il pane è un modo di prendersi cura del proprio territorio e degli altri. Fare il pane mi fa viaggiare tra le culture e mi permette di capire il mondo intorno a me. Mi fa sentire parte di una comunità e mi permette di aumentare il mio benessere e quello degli altri.
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