Parole… parole… parole…
Un paio di milioni di anni fa non esistevano neppure ma… oggi, ogni giorno, quante parole usiamo, pronunciamo e ascoltiamo?
Al posto delle parole prima si usavano suoni onomatopeici per esprimere concetti semplici anche perché non c’era bisogno di essere complicati.
Con la caccia, per necessità, abbiamo avuto bisogno di parole nuove e più chiare, perché era troppo importante capirci bene, organizzarci e avere successo. Lasciare qualcosa al caso durante una battuta di caccia di uno/due milioni di anni fa era un rischio troppo alto.
L’UMANITÀ è un progetto.
La natura, ad un certo punto, per qualche motivo, ha avuto bisogno di qualcosa di più, qualcosa di diverso, una specie nuova dotata di intelletto, in grado di fare qualcosa che nessuna fa, ovvero applicare creatività e abilità alla materia naturale per costruire strumenti e realizzare progetti.
Tutte le più strepitose invenzioni prodotte dall’UOMO, LINGUAGGIO incluso, nascono dalla necessità, e la necessità, madre dell’ingegno, è ciò che ci spinge a PRODURRE. Questa è la motivazione originaria dell’attività che definisce da sempre ogni contesto umano.
Il linguaggio è davvero il capolavoro della creatività e delle abilità umane, prodotto dell’intelletto, uno strumento pazzesco e meraviglioso, vero testimone della bellezza e della potenza innovatrice dell’umanità.
Parlare vuol dire, in base ad un codice condiviso, attribuire SIGNIFICATI a dei suoni modulati con le corde vocali e il linguaggio con i suoi significati si forma proprio nella quotidianità, dentro al contesto delle nostre abitudini. Nella lingua inuit esistono un’infinità di modi per dire “bianco”, “neve”, “ghiaccio”, tutti utili in quel contesto; così come nella lingua polinesiana ne esistono altrettanti per dire “mare”, “sole”, “cielo”. In ogni famiglia esistono parole usate e significati attribuiti e ognuno di noi ha gioie e traumi vissuti, parole pronunciate e ascoltate.
Alluvioni, siccità, migrazioni, invenzioni tecnologiche cambiano il contesto, cambiano le nostre abitudini ma non gli strumenti di cui disponiamo. Il linguaggio è uno strumento che ci portiamo dietro e cambia molto più lentamente del contesto. Le parole e i loro significati, si lasciano modellare dalle nuove realtà in cui si usano. Questo è il motivo per cui tanto ci piace studiare l’etimologia, ovvero ci affascina risalire al significato originario, al senso e al contesto in cui sono nate le parole. L’etimologia è misura consapevole di trasformazione e evoluzione umane.
NON è possibile NON comunicare.
Oggi il contesto in cui viviamo è complicato e noi ci siamo adattati… Ci ha reso complicati. Usiamo troppe parole. Abusiamo della nostra umanità e del linguaggio, di questo strumento grandioso ma giovane, tanto che lo consideriamo sinonimo di comunicazione.
Stesse parole non hanno stessi significati, perché dipendono da contesti, esperienze e vissuti diversi di ciascuno che le emette e le riceve. Abusare delle parole per comunicare vuol dire trasmettere significati diversi e generare malintesi.
COMUNITÀ – COMUNICARE – COMUNIONE hanno la stessa etimologia.
Cum munia – condivisione di doni
Comunicare vuol dire disponibilità a ricevere i doni dell’unicità dell’altro. Doni di parole ma soprattutto doni di significati che le onorano e le trascendono.
Da molto poco tempo Noi, uomini e donne, siamo esseri di cultura e gli uomini e le donne usano l’intelletto, producono strumenti, innovano e definiscono regole e convenzioni… Esseri di cultura, di logica, di creatività ma anche esseri di NATURA in grado di comunicare oltre e a prescindere.
Non appena ne percepiremo la NECESSITÀ, questa sarà di nuovo madre dell’ingegno e noi riusciremo ad integrare la nostra umanità e il linguaggio, alla nostra comunicazione profonda, innata, NATURALE… Allora ci sarà vera comunità. Avremo La possibilità di metterci d’accordo su nuove regole, oltre i malintesi e fraintendimenti poiché la pura intenzione sarà veicolo d’informazioni di comunione per il nuovo organismo… Fusione perfetta e equilibrata di natura e cultura, di artificiale e naturale.
Allora spontaneamente sapremo anche costruire insieme, in un attimo, il futuro che meritiamo.
…allora le lacrime
non avrebbero bisogno
di scudi di parole
o di lame taglienti
il sole saprebbe ancora
sciogliere la neve
con eguale caparbietà
e noi potremmo guardare stupiti
IL COLORE NUOVO DELL’ESISTENZA.
(Ginola Casciani)
Facilitatore di PSYCH-K®
Relatore Percorso Conoscere per Cambiare
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