“Noi non vediamo le cose come sono. Noi vediamo le cose come siamo.”
Anaiis Nin
e da sempre la maschera ha avuto un grande significato simbolico nell’ambito di riti magici e religiosi. Tanti sono i significati e le funzioni assegnate ad esse nel corso dell’umanità: maschere per esorcizzare, spaventare, propiziare, giocare, ironizzare su noi stessi. Ma la sua funzione principale è quella di unificarsi al nostro io per caratterizzare la nostra personalità. Infatti colui che la indossa trasforma la propria identità in quella del “soggetto” rappresentato, ma non la sostituisce integralmente.
La maschera in psicologia rappresenta un meccanismo di difesa, un imprinting che si innesca in tenera età in seguito ad un forte dolore creato da una profonda ferita emotiva. Essa darà così forma alla nostra personalità esterna, costituita da modi di pensare, parlare, di proporre il corpo ecc, diventerà il mezzo per comunicare con il mondo esterno, costruire relazioni ed affrontare la vita quotidiana.
Spesso non ci rendiamo conto che viviamo come in un film, dove ciascuno recita una parte non volontariamente scelta, ma dovuta quale risposta ai vari traumi, subiti nel corso della nostra vita.
Quando indossiamo una maschera, quello che appare di noi stessi è diverso da ciò che siamo realmente e allo stesso modo, ciò che vediamo e percepiamo è condizionato dalla stessa. Essere consapevoli che stiamo mettendo delle maschere, (ad esempio durante una relazione, per far fronte ad un problema lavorativo ecc) amplifica la percezione della situazione che stiamo vivendo, permettendoci di essere lo spettatore, l’attore ed il regista allo stesso tempo, quindi divenire parte attiva e presente.
La maschera infatti può essere costruttiva quando appare ai nostri occhi, permettendo di mettere in luce qualcosa di noi e mostrandoci la qualità di essere molteplici; allo stesso modo può essere altrettanto distruttiva se non ci accorgiamo di indossarla e nascondiamo dietro ad essa le nostre paure e debolezze, intrappolandole, con il rischio che divengano ombre mostruose.
Il nostro ego non vuole che ci accorgiamo delle maschere poiché esse sono il mezzo di cui si serve per prendere il controllo su noi stessi, il suo intento è quello di sovrapporsi all’ Io creando una separazione tra il nostro sentire e lo scenario che abbiamo di fronte.
Solo attraverso una percezione ed una visione consapevole impariamo a vedere l’ego e le maschere che ci propone, con questa prospettiva possiamo usarle come mezzo per imparare a conoscerci, trasformandole in una peculiarità di noi stessi, integrate ed in armonia con il nostro essere.
Tutto questo può portarci a riflettere sul fatto che le maschere come l’ego non possono scomparire poiché sono ciò che strutturano la nostra esistenza; affrontarle, comprenderle ed infine trasformarle, plasma il nostro essere e la nostra personalità e ci rende coscienti del loro significato più profondo… d’altronde l’ego non è forse la maschera dietro la quale si cela il nostro Io?
Lucia Buoni
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